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Visioni di todi
di Claudio Peri


Visioni di Todi di Claudio Peri
Todi vista dal basso

Nel Luglio 2018 Armando e Laura, nel loro percorso di vacanza da Milano a Morolo (provincia di Frosinone) passarono a Todi per stare un po’ insieme alla loro amica Adele che con il marito Alessandro e il figlio Elie sia erano trasferiti da poco da Milano a Todi. Adele è mia figlia. Laura e Adele si conoscevano fin dai tempi del Liceo e ora si incontravano in un viaggio verso le origini delle rispettive famiglie, quella di Laura a Morolo (Lazio) e quella di Adele a Todi (Umbria). Conosco bene il fascino di questi ritorni al passato perché anch’io sono tornato dopo 50 anni da Milano, città della mia vita professionale, a Todi città natale mia e di mia moglie Teresa: siamo ambedue todini o tuderti DOC: la controversia sul nome degli abitanti di Todi è aperta e non c’è alcuna possibilità che venga risolta.

Conobbi così Laura e Armando che è autore di foto d’arte. Con loro due e Adele ci mettemmo in marcia per una visita alla città: io parlavo e raccontavo, loro guardavano e domandavano, ma mentre io, Laura e Adele facevamo gruppo, Armando si staccava continuamente da noi, rimaneva indietro o andava avanti, poi tornava, mi chiedeva qualcosa e si allontanava di nuovo. Era divertente: mi rendevo conto che un fotografo artista ha bisogno di scattare un numero esagerato di fotografie come se la realtà gli rivelasse attraverso l’obiettivo della macchina delle varianti che a occhio nudo non si percepiscono. Il mio racconto faceva solo da provocazione alla osservazione di Armando che poi continuava per conto suo con visioni a me sconosciute.  Al termine della visita discutemmo un po’ di tutto, ma soprattutto di Jacopone, grande poeta e mistico del XIII secolo. Intrigante coincidenza: Morolo si è costituita in città sotto la signoria dei Colonna, che erano stati i protettori di Jacopone e per volontà di Papa Benedetto XI, il Papa che aveva assolto Jacopone dalla scomunica di Bonifacio VIII. Ci dovrebbe essere dunque una certa simpatia fra Morolo e Todi.

Ci lasciammo infine con grande cordialità mentre mi chiedevo cosa avesse mai visto Armando con il suo continuo staccarsi dal gruppo e saltare a destra e sinistra, avvicinarsi a qualcosa o allontanarsene. Dopo qualche settimana mi mandò una selezione delle sue foto di Todi e io ci rimasi di stucco: in poco più di due ore Armando aveva visto tutto l’essenziale e anche di più. Le sue foto raccontano Todi come nessuna guida lo sa raccontare. Proverò a dire in sintesi qualcuna delle riflessioni che mi sono state suggerite dalle sue foto.

Prima riflessione: il ruolo dominante del tempio di San Fortunato

Armando è stato attratto dal tempio di San Fortunato al quale ha dedicato un’attenzione specialissima.

Egli ha intuito che quella chiesa era il monumento identitario della città. Ne ha investigato l’anima riprendendo la facciata imponente e severa e poi centrando in una immagine il meraviglioso portale e poi, dal centro del sagrato, osservando verso est e verso ovest i due palazzi del XVI secolo, che si fanno piccoli ai lati della grande chiesa, come due chierichetti che assistono il Vescovo ad una celebrazione solenne.


 Due visioni tangenti, “di sguincio” si direbbe a Todi, per enfatizzare la grandezza smisurata del tempio rispetto a quella dei due palazzetti rinascimentali. Infine c’è la foto scattata dal basso verso il campanile di San Fortunato bello, imponente e semplicissimo, che caratterizza la skyline di Todi, da qualunque orientamento e distanza si guardi la città. Con molto rammarico rinunciammo a vedere l’interno del tempio perché era chiuso.

Vista "di sguincio" della chiesa di San Fortunato
Altra visione "di sguincio" della chiesa di San Fortunato
La facciata di San Fortunato

Seconda riflessione: la sottile ironia del “pensiero divergente” di Armando

Armando usa la fotografia per esprimere talvolta una sottile ironia. L’ho capito osservando le sue foto delle altre due chiese monumentali di Todi: il tempio di Santa Maria della Consolazione e il Duomo. Queste due foto sono un modello esemplare del “pensiero divergente” di Armando. Esse propongono prospettive anomale.

Il tempio di Santa Maria della Consolazione

La Consolazione, tempio bramantesco del XVI secolo, è ripreso in una visione frontale che ne deforma le proporzioni e il Duomo che è proposto in una maliziosa visione “di sguincio” in cui ha il primo piano lo stemma di una famiglia nobiliare o di un Papa, a discapito della visione della facciata della chiesa.

Il duomo di Todi

Non ho resistito all’idea di considerare questa foto come la rappresentazione visiva delle proteste di Jacopone contro il potere temporale della Chiesa. Egli lo dice così:

«Vedo sbannita la povertate,

nullo è che cure si no ’n degnetate...»

 [vedo bandita la povertà, nessuno si cura se non del potere... ]

Nel confronto fra San Fortunato e le altre due grandi chiese di Todi, le foto di Armando hanno stimolato dentro di me un pensiero di cui non ero consapevole. San Fortunato è, nella sua nuda essenzialità, il modello ideale di chiesa francescana, mentre gli altri due suggeriscono un’architettura – e una religione – più elaborata e complicata, forse meno evangelica.


Statua bronzea di Jacopone da Todi

Terza riflessione: le simmetrie del “pensiero convergente” di Armando

Accanto alla visione laterale o “di sguincio”, ad Armando piace la visione opposta, quella frontale e simmetrica, millimetricamente centrata. Alcune sue foto rappresentano un modello di “pensiero convergente” su un centro focale esattamente definito, sono quasi un modello di geometria razionale: la foto perfettamente incorniciata del portale di San Fortunato, quella del chiostro del Liceo, la visione parziale e frontale delle fonti Scannabecco. Per questa ultima, si veda il confronto con la visione laterale delle stesse fontane, per comprendere come questi due modi, quello tangente asimmetrico e quello frontale simmetrico, sono due modi fondamentali per rappresentare la bellezza di una struttura architettonica.

 


Il chiostro del Liceo
Il frontale di San Fortunato
Vista "di sguincio" della fonte Scannabecco
Fonte Scannabecco
Vista prospettica della fonte Scannabecco

Quarta riflessione: i giardini segreti

La collina di Todi ha una struttura particolare: è una piramide a base triangolare che si innalza al centro di un gigantesco anfiteatro naturale che si estende fino alle montagne dell’orizzonte. Todi è circondata a 360 gradi da questa visione. Da qualunque finestra o terrazza o giardino della città ci si affacci, si ha la visione di un panorama che sale attraverso colline verdi fino alle montagne dell’orizzonte, azzurre per la lontananza. Todi ha moltissime visioni di questo tipo, ma, nel breve tempo a nostra disposizione, Armando ha potuto registrare soltanto un esempio: è l’orizzonte dei Monti Martani che si intravede attraverso gli archi di un giardino pensile di un palazzo rinascimentale (palazzo Pongelli). Siamo andati anche in un altro giardino segreto con una vista mozzafiato ad Ovest verso i Monti Amerini. Ma lì c’è stata un’interruzione dell’attenzione ai panorami perché Armando è stato attratto da un dettaglio e questa è la

Il giardino "segreto" di palazzo Pongelli
Particolare del giardino di palazzo Pongelli

Quinta riflessione: le tre età?

Eravamo nel giardino con la vista verso Ovest, quando tutta l’attenzione di Armando è stata attratta dai tre busti secolari in terracotta che ci guardavano da  un angolo del giardino. Non si sa cosa rappresentino, forse le tre età della vita: il vecchio barbuto potrebbe rappresentare la saggezza della vecchiaia. La giovane sorridente potrebbe rappresentare la bellezza della gioventù. E il signore ammiccante e un po’ brillo potrebbe rappresentare l’ambiguità dell’età matura. Ci sarebbe da discuterne per ore.